Olfatto tra Sacro e Profano
- Gaia Colombi
- 13 mar 2021
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 17 mar 2021
Tutte queste essenze il lusso
si compiacque di mescolarle
e di trarre dalla loro combinazione
un unico odore;
cosi' furono inventati i profumi
(Plino il Vecchio Storia Naturale,XIII, 1)

Un naso inibito e atrofizzato abituato alla menzogna degli aromi artificiali è incapace di distinguere il canto evocativo di una rosa da quella di una riproduzione artificiale e dozzinale.
Divenuto sordo al richiamo esercitato dalla Natura, non è più in grado di respirare il Vero, pertanto, inabile nel riconoscere l'odore del pericolo e del falso.
Altro non rimane che affidarsi all'ingannevolezza della vista.
Le lingue antiche usano la stessa parola per indicare respirare e anima . In latino spirare (respirare) e spiritus hanno la stessa radice, che poi ritroviamo nella parola inspirazione. In greco Psyche significa respiro e anche anima. Il respiro è il cordone ombelicale che ci collega alla Terra e al Cielo. Un filo invisibile che ci consente di sentire attraverso la materia e di percepire la nostra Essenza attraverso l’impalpabilità dell’aria. Ed è in questa dimensione che ci muoveremo, nella dimensione dell’etereo, dell’effimero, lambendo sottilmente i confini dell’anima, di quale anima io ora stia parlando è molto difficile comprenderlo.
Quale differenza può esserci tra l’essenza distillata dai profumieri da piante e fiori attraverso processi complessi, che un tempo erano affidati a sacerdoti e in seguito ai maghi e alchimisti, da quelle Essenze che emergono dagli abissi oscuri dell’Essere e che librandosi, finalmente liberi, diffondono il loro aroma nello spazio e nel tempo.
L’analogia tra odore e anima era già noto a Lucrezio, filosofo e poeta
‘’ Vagabondando vien lento e presto svanisce, fragile disfacendosi a poco a poco nei soffi dell’aria; perché emana a stento dal profondo del corpo’’ Lucrezio, La Natura
Annick Le Guérer nel ‘’I Poteri dell’Odore, scrive: ‘’ la fuga dell’anima dall’involucro carnale ricorda l’esalazione: sale dalle profondità, segue meandri dei canali interni fino ai pori. Una volta all’esterno fluttua nell’aria, come un profumo. Ma la vita all’area aperta, dell’una come dell’altro, è estremamente breve: l’anima non può continuare a esistere senza un riparo che la protegga, l’odore svanisce rapidamente.’’
Se tutti veniamo al mondo attraverso il sentiero degli aromi, percependo una sorta di odore diffuso nel liquido materno, per talune persone il sentiero diviene ancora più marcato, ma solo in un secondo momento riusciamo a renderci conto che un piccolo particolare può divenire una chiave di volta per comprendere meglio se stessi e la propria natura. Gli essenziali viaggiano su una dimensione a cavallo tra la materia ed energia, tra onde e particelle, questa loro dualità fa si di darci ancora una volta conferma di essere collegamento tra il corpo e l’anima. Anticamente, infatti, erano considerati potenti strumenti per comunicare con il Divino.
Messaggeri invisibili dell’ineffabile che sfugge alle definizioni e ai confini. L’infinito è l’essenza stessa. Il viaggio è affascinante e misterioso, ancora poco si conosce e molto ancora vi è da scoprire, permette di porsi qualche interrogativo, e per i più temerari di provare a cercare delle risposte. Buon viaggio!

Gli utilizzi dei profumi risalgono a tempi immemorabili, la tecnica della distillazione risale almeno a 5 mila anni fa. Il primo utilizzo del profumo, fu a scopo religioso. La fumigazione aromatica era la consuetudine più diffusa, identificava l’aroma come mezzo privilegiato di comunicazione con il divino. Attraverso l’elemento effimero dell’odore l’invocazione veniva innalzata verso il trascendente, metafora della tensione dello spirito verso dio. Etimologicamente la parola profumo è appunto per fumum ‘’attraverso il fumo’’.
I fumi odorosi venivano impiegati durante le offerte alle divinità e nei riti funebri. Nell’antico Egitto, la pratica di mummificazione era adopera di preziosi oli e unguenti profumati, che bloccavano il normale processo di putrefazione del corpo. Le tombe dei faraoni sono state ritrovate contenenti giare riempite di oli odorosi con il compito di accompagnare il defunto nel mondo dell’Ade.
Anche nell’antica Grecia ritroviamo l’uso di oli e unguenti. Gli atleti ne facevano largo uso per tonificare e riscaldare i muscoli prima delle gare e dei combattimenti. Gli uomini di potere facevano immergere le loro vesti nello zafferano, alla epoca possedere pregiate spezie era segno distintivo di prosperità e potere.
Soavi sentori giungevano anche dal mondo dell’aldilà greco, nei Campi Elisi si trovava una città d’oro con la porta di cinnamomo e le mura circondate da un fiume di profumi. Molte sono le descrizioni che ci parlano del mondo dei morti in cui la componente olfattiva riveste una posizione rilevante. Ne troviamo traccia anche nel Corano in cui si legge che chi si guadagnerà Janna, il Paradiso dell’Islam, vi troverà le haurai. Si legge: ‘’ delizia suprema, esse non solo saranno profumate’’. Secondo il Corano, le haurai sono donne interamente fatte di legno di sandalo, il cui odore sembra essere molto simile a quello degli ormoni maschili, vi è quindi un evidente accostamento del piacere all’odore.
Anche gli antichi romani conoscevano molto bene gli usi dei profumi, nell’età repubblicana a dominare la scena erano piante aromatiche quali il finocchio, il lauro, la lavanda, il timo e molti atri ancora. Nell’età imperiale ebbero grande diffusione le spezie provenienti dall’Oriente utilizzate nei bagni pubblici, nei teatri e nei banchetti. La cultura romana fu anche quella in cui troviamo maggior utilizzo delle rose, tanto che le venne dedicato un giorno di festa,
chiamata appunto Santa Rosalia.

Durante le feste, nei Baccanali, nelle medicine e nei dolci, le rose a Roma erano onnipresenti. La rosa, con il suo profumo racchiude tra i suoi petali l’emblema della mistificazione del divino, il nome della rosa è utilizzato per identificare anche la pietra filosofale, legato inoltre all’antico culto della dea Iside e come vedremo più avanti a quello di Afrodite.
Costances Classen storico nella storia dei sensi, ha cercato di tracciare la storia del declino dell’olfatto con il crollo dell’impero romano e l’affermarsi del cristianesimo che portò a condannare ogni forma di lusso e di piacere, la rosa perdette importanza e con essa anche l’olfatto, visto come senso corruttibile e ineffabile.
La condanna dei Sensi
Il Cristianesimo porterà a una condanna dei piaceri olfattivi, sottolineando la contrapposizione tra corpo e spirito, un antagonismo che invece non esisteva nell’Antico Testamento.

Nel Cantico dei Cantici per descrivere e lodare la bellezza oggetto stesso del desiderio vengono utilizzate le metafore più sensuali e raffinate, paragonando gli amanti a fiori odorosi e profumi rari, si legge: ‘’ la tua persona è un giardino raffinato’’ dice la sposa al suo amato, ‘’le sue guance sono aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli che stillano mirra’’. Della fanciulla si legge ‘’ I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli.
Prosegue dicendo ‘’ l’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi. Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.’’ Proseguendo nella
lettura troviamo altri riferimenti, a testimonianza dell’importanza degli odori che legano la carne allo spirito.
La repressione dei sensi ad opera della Chiesa, non riguardò solamente l’olfatto, ma tutte le facoltà percettive vennero screditate in nome della negazione del corpo e dei suoi piaceri, escludendo ogni forma di lusso come gli oli aromatizzati.
Questo elemento è facilmente visibile nei Vangeli, quando Maria Maddalena, lava i piedi del Cristo con una libbra di nardo puro, Giuda Iscariota disapprova il gesto ritenendolo uno spreco, il Cristo invece legittima il gesto della Maddalena esclamando ‘’ Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura’’, Maria Maddalena in seguito a questo gesto diverrà la patrona dei profumi.
Le fragranze, in particolare quello di incenso, mantennero il loro ruolo nelle pratiche religiose, ma scomparvero dalla vita quotidiana dell’uomo occidentale del Medioevo Cristiano. Tutto questo appare piuttosto strano se si pensa che christos deriva da chrisma, che significa appunto ‘’unguento, essenza profumata’’.

La strada che avrebbe permesso all’anima di essere ricompensata dai sacrifici terreni e accedere finalmente al paradiso, secondo i vescovi doveva essere priva di ogni piacere del corpo, promuovendo una vita dedita alla mortificazione del corpo, senza piaceri e lontano da ogni forma di seduzione, pertanto la donna cristiana doveva astenersi dai profumi e dal maquillage per differenziarsi dalla donna pagana e non commettere peccato, distaccandosi notevolmente dalla visione vista poco fa dell’Antico Testamento.
Per tutto il medioevo la situazione rimane stabile, l’olfatto continuerà ad essere screditato e svuotato dei suoi significati simbolici. Un esempio è rappresentato dai giardini, nell’antichità erano pervasi da effluvi odorosi di piante e fiori, costituendo l’elemento dominante.
A partire dal Quattrocento l’attenzione si focalizza sull’aspetto visivo, secondo la teoria di Lucien Febvre, uno storico francese, l’uomo va in contro a una lenta atrofizzazione olfattiva, in quanto il Vecchio Mondo era abituato a non solo vedere, ma a utilizzare tutti gli altri sensi che la natura ha messo a disposizione.
Lo stesso Platone rilegò questo senso all’ultimo scalino della gerarchia dei sensi ‘’ come senso della lussuria, del desiderio e dell’istinto porta il marchio dell’animalità’’. Il pensiero che nasceva era quello che la maggior parte degli odori dovessero essere combattuti, per due motivi. Il primo di carattere medico, ambienti in cui regnava cattivo odore per via delle scarse condizioni igieniche, portavano all’insorgere di epidemie, l’altra ragione perché erano gli animali a servirsi maggiormente del senso dell’odorato, difatti risultava avere maggiori tratti animali che umani.
Si susseguirono diverse teorie legate agli odori del corpo e il desiderio sessuale, come si legge in uno scritto degli inizi dell’Ottocento, il bagno aveva un effetto benefico per frenare gli appetiti.
L’alleanza naso-genitale in antichità era molto marcata, tanto da punire gli adulteri con l’amputazione del naso.
L’olfatto quindi rappresentava il senso della tentazione e della bestialità. Se da una parte veniva declassato, perché ritenuto un senso selvaggio evocativo di istinti primordiali, il sapere medico greco ereditò dalla cultura egizia il rapporto benefico dell’inalazione con la salute.
Fu soprattutto Ippocrate che nel V secolo teorizzò i principi dell’osmoterapia, affermandone il valore terapeutico e proponendo allo stesso tempo fumigazioni di erbe aromatiche dalle proprietà antisettiche come mezzo per combattere le pestilenze. Teofrasto, filosofo e botanico dell’antica Grecia, nel suo trattato Sugli Odori affermò ripetutamente le proprietà medicinali degli unguenti da profumo. Per Teofrasto, infatti, l’efficacia terapeutica era strettamente connessa all’aspetto olfattivo.
Secondo Immanuel Kant i sensi si dividerebbero in soggettivi e oggettivi, nell’udito e nella vista l’oggetto percepito rimane inalterato, nel gusto e nell’olfatto l’oggetto si dissolve rispettivamente nella saliva e nelle ciglia olfattive divenendo parte del corpo stesso, per una sensazione che sarebbe per tale motivo da definire soggettiva.
E’ un po' come se lasciassimo in infusione la realtà esterna, per poi lasciarla andare lievemente diversa per aver fatto conoscenza di noi. La realtà è la stessa ma cambia il soggetto, quando cerco di descrivere un olio essenziale o di un odore in genere, racconto di me. Questo è un altro mistero legato all’olfatto a cui la scienza non ha ancora trovato una risposta definitiva, il motivo per cui ognuno di noi sente realtà differenti per la stessa essenza.

Cavalcando i fumi odorosi del tempo, secondo Nietzsche l’olfatto è particolarmente adatto nell’indagine sull’uomo in virtù dei suoi stretti legami con la sagacia e l’istintività. Per Nietzsche l’olfatto sarebbe uno strumento privilegiato per la conoscenza.
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